Poco tempo fa riflettevo sull’uso improprio del termine “letteratura al femminile”esteso
indiscriminatamente all’intero popolo delle autrici femmine. Non esistendo il termine “letteratura al maschile”, faccio fatica a comprendere perché è nata l’esigenza di dare un sesso alla letteratura.

Cosa si intende, esattamente per Letteratura al femminile? La letteratura scritta da donne? O si dovrebbe forse intendere la letteratura che propone e imita un sentimento femminile, ricettivo e attento al sé e al corpo? Se così fosse, non sarebbero tanti i maschi che dovrebbero finire dentro la categoria “Letteratura al femminile”?

E’ pensiero comune e radicato che l’analisi fredda e austera, la narrativa corpulenta e lineare, sia opera del maschio mentre i sentimenti, le emozioni, i sottili influssi lunari sono affidati alle penne femminili.

Nella realtà però le cose si mischiano e si confondono, sono molto più capricciose di quanto vorrebbe qualunque autoproclamato genio che disquisisce di letteratura a ogni piè sospinto. Se la divisione di genere non avvenisse partendo dal sesso dell’autore, ma da quello che scrive e da come usa le parole, se le butta sopra la pagina come una macchia di vernice su una tela o se le accompagna come una mamma che tiene per mano il suo bambino, allora forse sarebbe una divisione sensata, oltre che divertente. Parleremmo di Letteratura della Luna e Letteratura del Sole, e sarebbero entrambe classi miste.

La scelta dei 150 autori che hanno fatto la letteratura dall’Unità d’Italia a oggi segue lo stesso criterio utilizzato al Premio Strega: nominare solo il nominabile, tenere l’immondo fuori dalle porte della santa conoscenza. L’immondo, in questo caso, è costituito da tutte quelle scrittrici che, a cuore aperto, hanno dato un contributo essenziale alla cultura, al sentire comune popolare. Solo 15 le donne nella lista compilata per Il Salone del Libro di Torino e pare impossibile che in 150 anni siano così poche le scrittrici che hanno nutrito vite e esperienze altrui. Relegando per decenni le donne nei reparti di “Letteratura al femminile” e “Letteratura erotica”, i grandi saggi del Salone non hanno preso in considerazione quelle autrici che con la loro Letteratura della Luna hanno fatto
grande la letteratura, fertilizzato campi inariditi dal dominio maschile. Stupisce, intanto, che non sia presente nemmeno una poetessa fra i tanti poeti presenti. Al posto di “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo, mi sarei aspettata Amelia Rosselli o, se proprio la selvatichezza femminile crea tanto spavento, la più popolare Alda Merini.

E’ proprio questo il lavoro compiuto dalle iniziative culturali nazionali: ciò che nemmeno il tempo è riuscito a domare, viene semplicemente ignorato, sorpassato da opere e nomi di minor rilievo, ma molto più facili da addomesticare.

Proviamo a metterci il cuore in pace noi donne che costituiamo sempre il dieci per cento (nelle liste, in parlamento, a capo delle aziende): gli uomini si possono addomesticare, per questo li scelgono.

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