C’era una bambina di un paio d’anni più grande di me, lei undici io nove anni.

Mi chiese “Vuoi vedere i miei peli?”

“Va bene”.

Sulle labbra della sua vagina, sul monte di Venere, stava comparendo una peluria morbida della quale ero completamente sprovvista.

Ogni mattina quando mi svegliavo, tiravo su l’elastico delle mutande per controllare se il pelo fosse spuntato. Prestando attenzione alla mia vagina mi scordai di guardare i seni, perché fu lì, attorno ai capezzoli, che cominciarono a spuntare i primi peli. Se ne accorse mia madre, mentre me ne stavo ad occhi chiusi nella vasca da bagno.

“Hai il pelo sulle minne!” urlò inorridita.

Senza pensarci troppo usai pollice e indice come pinzetta e li tirai via.

Ma mia madre non era ancora contenta.

“Ce l’hai pure sulle ascelle! Prendi il rasoio, raditi. Una donna con i peli sotto le ascelle è sporca, puzza”.

Non la vedevo allo stesso modo, ma pur di farla stare zitta, insaponai le ascelle e tolsi via quella nuova e morbidissima peluria.

Mentre minne, ascelle e stinchi si riempivano di peli, la vagina rimaneva ancora calva. Una bimba.

D’inverno non radevo mai le ascelle, d’estate sì perché se no mia madre mi ribadiva quella storiaccia della puzza, e diceva che ero sporca e altre amenità.

Le gambe le radevo pure. Esteticamente, il pelo sulle gambe non mi piace per niente. Fossi bionda lascerei i peli lì dove stanno, anzi, fossero biondi e morbidi sarebbe proprio bello toccarli, giocare col palmo della mano che sfiora i peli che si rizzano.

Sono mora e mediterranea, peli neri e duri.

Di recente ho scoperto che le ascelle sono una specie di vessillo. Le donne che radono le ascelle, spesso radono pure la vagina; fanno il contrario quelle che sotto le braccia lasciano crescere una foresta equatoriale. Le ascelle sono un segnale per dimostrare se la fica è depilata oppure no. La sempre maggiore popolarità della pornografia, grazie alla facile distribuzione e fruizione su internet e al maggior interesse del popolo femminile verso il porno, ha portato le donne ad adottare la malsana idea che all’uomo piaccia la fica depilata. La verità è che spesso sono gli uomini a chiederlo, ma per ragione storiche sappiamo che non tutto ciò che gli uomini chiedono sia giusto. Nel porno le attrici depilano piccole e grandi labbra per permettere allo spettatore di vedere meglio cosa sta succedendo. Ma nella realtà lo spettatore è occupato a fare ben altro che a guardare la nostra vagina. E il sesso orale? Bene: anche gli uomini hanno i peli sul loro organo genitale, a cui spesso dedichiamo attenzione. Se noi non ci lamentiamo non vedo perché loro debbano.

Da un punto di vista meccanico è importante che la vagina sia provvista di peli; durante la penetrazione, infatti, può capitare che il pene sia un po’ troppo furioso nel compiere il suo lavoro e potrebbe far male sia al preziosissimo clitoride che alle labbra. I peli ammortizzano i colpi violenti, ovattano le pareti e rendono dolce il contatto.

Esteticamente, una vagina pelosa (ma curata) è molto più bella ed erotica di una spelata. Una quarantenne con una fica da dodicenne è ridicola e anacronistica.

Io i miei peli me li tengo, adesso che mia madre non piomba più in bagno ad urlarmi che sono sporca e puzzolente. Il che, poi, non è affatto vero.

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0 thoughts on “Anatomia di una scrittrice su GQ – PELI Commenti

Finalmente una seria!!! A me i peli sulle ascelle ed una fica normalmente pelosa arrapa non poco!!! E poi scorgere il pelo delle ascelle fa pensare a luoghi più intimi…. la fica depilata non mi piace proprio per niente.

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Il pelo rende la donna molto più eccitante, molto più vera, molto più DONNA. D’altra parte i migliori nudi artistici sono al naturale. Io personalmente ho avuto nel mio passato due ragazze che non se la depilavano, e ciò non mi ha mai creato alcun problema, anzi, mi piacevano proprio così per la loro ‘veracita”.

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Melissa
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Il primo libro, "Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire" è del 2003. Ne sono seguiti altri tredici. Vive a Roma dove ha fondato la Piccola Agenzia Letteraria.
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Nata a Catania nel 1985. Oltre ai suoi libri ha scritto e interpretato i podcast Love Stories, di cui esistono tre stagioni, C’era una volta e c’è ancora e Pornazzi per Storielibere. Ha lavorato e lavora in televisione in qualità di opinionista. Collabora regolarmente con La Stampa, Tuttolibri e Specchio, dal 2011 ha una rubrica di astrologia sul settimanale Grazia. Nel 2020 ha fondato l’agenzia letteraria PAL / Piccola Agenzia Letteraria.

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