Che cosa accomuna una manciata di uomini danarosi e di potere con un sofisticato professor Humbert? Che cosa accomuna un folto gregge di ragazzine consapevoli del proprio sesso, avide di tutto, con un’angelica, ingenua Lolita? A parte le età, nulla.

Nic Kelman è un giovane uomo newyorkese che lavora come insegnante in una scuola per superdotati (superdotati intellettualmente, è chiaro), autore di Girls. Un peana, libro scandalo che in America ha diviso lettori e che in Italia sta avendo un successo strepitoso con più di 30 mila copie bruciate in pochissimo tempo. Ci incontriamo a Milano, Nic è basso, certo non più basso di me, e non ha un addome importante come la foto in terza di copertina può far immaginare.

Se associo Girls a Lolita di Nabokov non è perché credo siano due opere perpendicolari e nemmeno perché improvvisamente sono caduta anch’io vittima dei luoghi comuni. Provoco Nic chiedendogli cosa ne pensa dell’associazione.

“Lolita è un romanzo d’amore in cui assistiamo a un crescendo di giochi di seduzione. Girls è una storia di lussuria, in cui l’unica seduzione è il denaro”.

Le coppie mature disegnate da Kelman sono vittime di un invecchiamento dei rapporti, vittime dei mutamenti che logorano, uomini e donne si ritrovano improvvisamente da soli in una stagione della vita in cui nessuno sembra essere perdonato. Le rughe sul viso e la perdita di ingenuità sembrano essere legate da un filo sottilissimo: a un certo punto l’uomo ultraquarantenne perde interesse nei confronti delle compagne coetanee. Quando tutte le prime volte sono state bruciate, quando la freschezza iniziale è appassita, quando i silenzi prendono il posto dei sorrisi ingenui, allora uomo e donna si allontanano e vanno alla ricerca di se stessi, dei bambini che sono stati.

Le femministe americane si sono indignate, hanno accusato Nic di maschilismo. Lui risponde così “Non è vero che punto il dito solamente contro le donne. In realtà nel mio libro non salvo nessuno: né le donne adulte che si sono chiuse egoisticamente nel proprio mondo né gli uomini che credono di comprare la giovinezza, né le ragazzine che si vendono spudoratamente all’offerente più ricco”.

Credi davvero che noi ragazzine siamo così?

Non tutte, ho un’educazione scientifica e quindi non credo nelle categorie.

Provaci. Fammi degli esempi di tipi di donne che conosci. 

Ci sono le innocenti, le seduttrici, le vittime, le donne in carriera…

Bene. Io appartengo a tutte le categorie che hai citato: come la mettiamo?

Infatti te l’ho detto: nessuna categoria (ride).

Trovi che le sedicenni siano attraenti? 

Alcune moltissimo. Se mi piace una donna non riesco a rimanere impassibile al suo fascino, qualsiasi età questa abbia.

Spesso nel libro parli di legalità. Molti uomini cercano di reprimere i propri istinti sessuali perché inibiti da una legge che impone l’età minima per i rapporti sessuali a 16 anni in Italia e 18 negli Stati Uniti. Credi che abbia molto senso? In paesi di facciata come i nostri? 

Non ha alcun senso. Credo che la legalità sia personale ed è assurdo e impossibile che sia lo stato a decidere quando due individui possono far sesso.

Le girls del tuo libro, oltre a essere attraenti gazze ladre, sono anche minorenni e quindi “illegali”. È buffo pensare che queste ragazze possono essere viste da due punti di vista: delle puttane calcolatrici per la società e delle vittime sessuali per lo stato. 

Lui sorride.

Sei fidanzato da tredici anni con la stessa donna. Come ha fatto il vostro rapporto a rimanere in vita così a lungo?

Basta sperimentare continuamente cose nuove.

Improvvisamente mi ritorna in mente un passo di Girls molto eccitante in cui una coppia collaudata e annoiata una sera vive l’ebbrezza di un rapporto a tre consumato con un vecchio amico dell’uomo della coppia.

Molte donne, per compensare la perdita di giovinezza, si affidano al chirurgo. Che ne pensi? Credi che per questo l’uomo si senta autorizzato a cercare carne giovane e fresca? 

La chirurgia estetica non è una cosa negativa. Le donne lo fanno per vivere meglio con se stesse. Non vedo alcuna differenza fra una donna che usa l’eyeliner e una che usa il bisturi.

Nic Kelman, squisita sorpresa, difende anche le pornostar e le spogliarelliste: alcune di loro, scrive nel suo libro, sono più intelligenti di una donna manager e sicuramente più affascinanti. Però, continua dopo, chissà come mai la maggior parte di loro provengono da una famiglia povera.

Se pensiamo alla nostra Moana Pozzi ci rendiamo conto di quanto Kelman abbia ragione, a eccezione che lei non era affatto povera.

Lascio a Nic queste frasi, come dono:

“Un uomo normale, se dovesse indicare la più bella, probabilmente non sceglierebbe la ninfetta. Bisogna essere artisti, folli; bisogna essere pieni di vergogna, di malinconia, di disperazione per riconoscere in mezzo alle altre il micidiale demonietto. Spicca, tra le ignare compagne, inconsapevole anche lei del proprio fantastico potere”.

Posted in ArticoliTagged
Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta