Ecco un libro che tutti gli uomini dovrebbero leggere. 

L’hanno scritto Nina Brochmann ed Ellen Stokken Dahl, due studentesse di Medicina di Oslo. Nel 2015 hanno lanciato Underlivet, tradotto: la zona genitale, un blog sulla salute e la sessualità che è divenuto uno dei più letti in Norvegia. Forti di quest’esperienza, hanno scritto Il libro della vagina. Meraviglie e misteri del sesso femminile. In Italia lo pubblica Sonzogno. 

È davvero un saggio che tutti gli uomini dovrebbero leggere. Perché se è vero che noi donne a volte conosciamo poco i segreti del nostro sesso, ancora più vero è che niente ne sanno gli uomini. È l’esperienza a illuminare le donne circa le funzioni della propria vagina: finita la pubertà, regno del dubbio, della vergogna e dell’incertezza, ci si immette con coraggio nella giovinezza, tempo in cui si cominciano a individuare i luoghi di piacere, ma anche le fragilità e i problemi di cui tutte le vagine sono portatrici sane. Più si invecchia e più la propria vagina diventa amica, sappiamo cosa le piace moltissimo, cosa le piace così così, cosa non le piace per niente e come prendercene cura in caso di malanni. Lo stesso non si può dire degli uomini che pur andando in giro enumerando il numero di vagine con cui sono andati a letto, ne hanno capito ben poco. Per loro, che con il proprio pene hanno un rapporto costante dall’infanzia alla vecchiaia, la vagina ha tre funzioni: accogliere, partorire, sanguinare. Se conoscessero le infinite ambizioni di una vagina, le trame e le narrazioni nascoste fra le sue pieghe, avrebbero maggiori probabilità di entrare a contatto con le femmine, con la loro moltezza, con la loro capacità di contenere tutto e di rilasciare, di schiudersi e di chiudersi, di trasformarsi. 

La donna è mobile ma ancor di più lo è il suo sesso e, come non esiste DNA uguale all’altro, non esiste vagina uguale a un’altra. Ciascuna è un microcosmo, un mondo che va conosciuto con tutta la pazienza e l’amore di cui si è capaci. Non è un prodotto di serie, non è un oggetto di design da mostrare, non esistono vagine belle e vagine brutte, non esistono vagine alla moda e fuori moda, non esistono vagine buone e vagine cattive. Può accadere che un uomo particolarmente prepotente accusi una giovane ragazza ancora non del tutto sapiente della propria vagina, che sia in qualche modo sbagliata, non conforme, diversa da tutte le altre che lui ha conosciuto. In questi casi la giovane ragazza comincerebbe a dubitare di sé, non solo delle forme e delle proporzioni della propria vulva, ma persino della propria femminilità. Le conseguenze di tutto questo le conosciamo, la sfiducia in sé stesse per colpa di un uomo e dei suoi commenti poco garbati e spesso frutto dell’ignoranza è, ahimè, cosa ben nota. Accade che talvolta gli uomini siano spaventati da questa caverna insondabile, come dicevo spesso ignota persino alle donne che imparano con gli anni a relazionarsi a essa. La paura, si sa, genera aggressività, violenza, ma spesso crea anche disinteresse verso una parte del corpo che, nonostante la gloriosa fama che si porta dietro, meriterebbe maggiori e migliori attenzioni. Gli artisti (maschi) ci hanno più volte chiarito la propria posizione nei confronti del sesso femminile: Pablo Picasso, noto per i suoi molti e tormentati amori, ha dipinto la donna con la vagina dentata, un fiore carnivoro su cui Freud avrebbe potuto scrivere decine di trattati; il famoso “Origine du monde” di Courbet ci parla invece di un amore sconfinato per il sesso femminile, nascosto da una boscaglia oscura e intricata che è un invito a entrare e non a scappare. Infine c’è Araki Nobuyoshi, l’audace fotografo giapponese che chiede alle sue modelle di schiudere il più possibile le grandi labbra, in un vano tentativo di conoscere tutto finendo per non conoscere niente. Perché la verità è che più si guarda una vagina, più si tenta di penetrarla con lo sguardo, meno si riesce a comprenderla. Come la Luna, che va apprezzata a occhio nudo quando brilla piena e argentea nel cielo e che è impossibile da immortalare con un iPhone. 

Gli uomini potranno leggere “Il libro della vagina” anche di nascosto, se desiderano, nessuno conoscerà il loro segreto, ma le donne con cui avranno a che fare si renderanno conto della differenza fra il prima e il dopo. Non è un libro che illustra i modi migliori per far godere una donna, sia chiaro, anche se le due autrici consigliano qualche piccolo trucco da provare a letto per il reciproco piacere. È un libro che spiega con parole semplici cosa è una vagina e moltissimo hanno da imparare non solo gli uomini, appunto, ma persino le donne che pensavano di saper tutto, o quasi. Da adolescenti leggevamo le riviste per teenager dove le esperte rispondevano alle domande più imbarazzanti delle lettrici: è possibile rimanere incinta con un bacio? Posso fare sesso con le mestruazioni? È normale non aver ancora provato un orgasmo?

Molte di noi, con gli anni, sono riuscite a dare risposta a quelle domande con la pratica, altre invece ancora le cercano e non solo perché ancora molto giovani, ma anche perché effettivamente hanno sviluppato una vergogna così profonda nei confronti del proprio sesso che non hanno mai voluto sperimentare oppure non hanno trovato partner all’altezza che gli consentissero di esplorare gli infiniti orizzonti. La cultura maschilista ha creato e continua a creare molti danni alla vagina, ritenuta spesso sporca, calderone di batteri, di virus e di altre sozzerie da cui gli uomini ci tengono a stare bene alla larga. Brochmann e Stokken ci tengono a dire che il muco vaginale che si deposita sulle mutande e che in certi periodi del mese, come durante l’ovulazione, diventa filamentoso e denso non è nulla di preoccupante né segnala scarsa igiene femminile. Il muco è vitale per la vagina, non solo perché permette esperienze erotiche più belle e complete, ma perché ha la capacità di pulire le pareti vaginali e mantenere un ph sano delle mucose. Un uomo che raccoglie le mutande sporche della propria compagna e che si volta schifato dall’altra parte dovrebbe quindi capire che è grazie a quello che lui ritiene sporco se gli siamo così care e amate. La pornografia, pensata soprattutto per un pubblico maschile, ha orrore del sesso femminile, tanto che ce lo rappresenta sempre nello stesso modo: glabro, privo di umori, devitalizzato. I giovani che crescono consumando molta pornografia hanno quindi un’idea poco realistica del sesso e soprattutto dell’organo genitale femminile tanto che quando si ritrovano davanti a una vagina pelosa, giustamente umida, pensano che ci sia qualcosa che non vada e quindi chiedono alle proprie partner di intervenire per assomigliare a quelle delle attrici porno. Ma una vagina non nasce per essere guardata, sarebbe meglio comprenderla, amarla, sentirla.  

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