Quelli della casa editrice Fazi, che di libri sulfurei al suo attivo ne ha mica male, tanto che ha toccato recentemente i 3 milioni di euro di fatturato annuo, sono stati molto gentili nei miei confronti. Devono aver visto in me più che il giornalista il vecchio gentiluomo meridionale, perciò me l’hanno portata a casa la loro segretissima pupilla siciliana, la diciassettenne Melissa P., di cui le librerie ci hanno messo niente a bruciare le 10 mila copie iniziali di questo suo spudorato diario dal titolo 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire. Di lei si sapeva finora poco e niente, qualche intervista mormorata al telefono, una foto che la ritrae di spalle e di sguincio sulla terza di copertina del libro. Nessuno finora che l’avesse incontrata in carna e ossa, meno che mai fotografata. Nessuno che avesse tastato più da vicino se brucia davvero questa diciassettenne non molto alta, con qualche chilo in più sui fianchi, l’ombelico rigorosamente coperto, un volto antico e arguto da cui le daresti 10 o 15 anni in più di quelli che ha .
La mia risposta è che questa ragazza brucia abbastanza, che brucia eccome. Partiamo dai fatti. E’ il febbraio 2002 e questa allora sedicenne si mette a lavoro attorno a un diario in cui darà ordine e farà un racconto degli incontri, dei personaggi e delle emozioni di questi suoi ancor giovani ma intensissimi anni. E sono incontri ovviamente con gli uomini, e sono uomini solitamente molto più grandi di lei, del personaggio femminile che fa da protagonista del libro e che è più o meno l’alter ego della Melissa reale. La quale è nata a Catania da genitori siciliani non particolarmente esperti o avvezzi alla letteratura. Abita in casa loro, dove condivide la stanza con la sorellina undicenne, e lei invece è una che vorrebbe a disposizione un palazzo intero, e le va poco a genio di dover tenere i suoi libri ammonticchiati l’uno sull’altro sul comodino del letto. Vive ad Aci Castello da dove inforca ogni volta un motorino truccato per arrivare in dieci minuti al suo liceo classico catanese.A scuola ha risultati molto modesti, tanto che di recente ha beccato un umiliante 5 e per di più in una prova scritta di italiano. In discotaca e nei pub disseminati nel centro storico di Catania va poco e niente, perché non ama le gran folle e quanto alla musica preferisce ascoltare l’opera lirica. Ballare non le piace particolarmente, semmai la danza del ventre, perché “quello è un modo di essere” e per impararla ha seguito un corso. D’essere siciliana lo sente e ci tiene, ma quando l’hanno portata in una specie di gita scolastica fino alla casa di Giovanni Verga in via Vasta lei lo ha sentito come un obbligo e s’è scocciata, e i romanzi di Vitaliano Brancati ancora non li ha letti. E quanto agli uomini li preferisce se hanno dieci o vent’anni più di lei, meglio ancora se la chiamano “Loly” che sta per Lolita, anche se il libro famosissiomo di Vladimir Nabokov non lo ha ancora letto.Tutto questo nel libro c’è , più qualche altra cosa ancora che forse ne è l’essenziale. E cioè che la sedicenne dall’ombelico coperto e che ama l’opera lirica non s’è negata nulla in fatto di incontri con gli uomini e, talvolta, con più uomini assieme. Ho detto nulla, e sono convinto che il libro racconti e testimoni la realtà vera e quotidiana di Melissa, sfumatura più sfumatura meno , fellatio più fellatio meno. Con un’importante differenza. Che quel finale buonista, con la nostra eroina che incontra finalmente l’amore vero e terso, il ragazzo che le si rivolge con perole cariche di dolcezza e che la sfiora con dita di porcellana, ebbene quel finale è perfettamente appiccicato e ipocrita. Alla vera Melissa di un finale talmente melenso importerebbe poco e niente. Lei all’amore di coppia, istituzionalizzato, 24 ore al giorno mano nella mano, due cuori e una capanna, non crede nemmeno un po’. “Semmai quel che occorre è un punto di riferimento” mi sorride.
Melissa ha un bel sorriso. Un sorriso che le sgorga facile e che illumina il suo bel volto. Fa parte, credo, di quella che lei chiama la sua disciplina esteriore, a cominciare dall’ossessione per la puntualità. Disciplinata all’esterno lei lo è, molto. Dentro è diverso, dentro l’indisciplina regna sovrana. Un tumulto di desideri, di curiosità, di accensioni erotiche, e vedevo con che occhi attenti guardava un libro recente del mio amico Franco Saudelli, campione di disegni che raffigurano ragazze frementi da quanto sono avvinte e legate. E questo, questa curiosità di sapere ed essere, ce l’ha da quando aveva 12 o 13 anni. Da quando si sentiva una donna imprigionata in un corpo di bambina, e ne voleva evadere. Molti di quei desideri glieli aveva instillati un libro che lei ha letto e riletto infinite volte, Le età di Lulù della spagnola Almudena Grandes, il libro da cui è stato tratto il film che diede la celebrità a Francesca Neri, anche lì un personaggio femminile che non si nega nulla in fatto di incontri e di situazioni erotiche. Forte di quel libro, forte del fatto che gli uomini che incontrava nella vita erano davvero come lei li descrive, goffi e cialtroni e voraci sessualmente, forte di una sua solitudine e capacità di farsi assorbire dalle pagine che il computer eruttava giorno dopo giorno, è nato 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire. La prima copia è andata alla sua compagna di banco che è anche la sua amica del cuore, Anna, cui il libro è dedicato. E lei s’è stupita che, loro due talmente amiche, di un tale parto lei non avesse saputo nulla. Prima s’è stupita, poi ha letto e capito: che si trattava di una storia che le raffigurava così come esattamente sono, sedicenni e diciassettenni di provincia che fanno i loro primi passi nel reame dell’erotismo, e che passi. La seconda copia è andata alla madre di Melissa, una bella donna di men che quarant’anni. Ha letto , dapprima ha sperato che fossero solo fantasie prodotte da una mente immaginosa. Poi ha capito anche lei. Che non erano fantasie, che era una messa a varbale.
Si allunga così la lista delle ragazze che la vita la scrivono sub specie erotica, e come se nell’erotismo fosse la sua verità ultima e più profonda. Almudena Grandes l’avevamo detta, e l’Alina Reyes de Le Boucher, e l’italianina Francesca Mazzucato di Hot Line , e le tante e spudorate autrici della collana Pizzo nero edita dal modenese Borelli, e questo splendido Rapture di Susan Minot (pubblicato in Italia da Feltrinelli col titolo Rapimento), dove una lunga e spossante fellatio è l’occasione perché i due amanti facciano un bilancio della propria vita e dei propri affetti.
Adesso per Melissa viene il più difficile. Lei vuole vivere di questo, dello scrivere. Lo vuole tanto che da Catania andrebbe via domattina , se potesse. Dopo questo primo (e facile) successo , tutto sarà in salita, guai a farsi inchiodare al cliché erotico. I modi di coniugare la sua disciplina e la sua indisciplina dovrà inventarseli. Spero non le accada quel che è successo ad un’altra sicilianina, Lara Cardella, che un libro di successo lo scrisse giovanissima (“Non l’ho mai letto” dice Melissa) e poi più niente. Quando gliene parlo , da gentiluomo siciliano , Melissa mi sorride. Luminosa.
La mia risposta è che questa ragazza brucia abbastanza, che brucia eccome. Partiamo dai fatti. E’ il febbraio 2002 e questa allora sedicenne si mette a lavoro attorno a un diario in cui darà ordine e farà un racconto degli incontri, dei personaggi e delle emozioni di questi suoi ancor giovani ma intensissimi anni. E sono incontri ovviamente con gli uomini, e sono uomini solitamente molto più grandi di lei, del personaggio femminile che fa da protagonista del libro e che è più o meno l’alter ego della Melissa reale. La quale è nata a Catania da genitori siciliani non particolarmente esperti o avvezzi alla letteratura. Abita in casa loro, dove condivide la stanza con la sorellina undicenne, e lei invece è una che vorrebbe a disposizione un palazzo intero, e le va poco a genio di dover tenere i suoi libri ammonticchiati l’uno sull’altro sul comodino del letto. Vive ad Aci Castello da dove inforca ogni volta un motorino truccato per arrivare in dieci minuti al suo liceo classico catanese.A scuola ha risultati molto modesti, tanto che di recente ha beccato un umiliante 5 e per di più in una prova scritta di italiano. In discotaca e nei pub disseminati nel centro storico di Catania va poco e niente, perché non ama le gran folle e quanto alla musica preferisce ascoltare l’opera lirica. Ballare non le piace particolarmente, semmai la danza del ventre, perché “quello è un modo di essere” e per impararla ha seguito un corso. D’essere siciliana lo sente e ci tiene, ma quando l’hanno portata in una specie di gita scolastica fino alla casa di Giovanni Verga in via Vasta lei lo ha sentito come un obbligo e s’è scocciata, e i romanzi di Vitaliano Brancati ancora non li ha letti. E quanto agli uomini li preferisce se hanno dieci o vent’anni più di lei, meglio ancora se la chiamano “Loly” che sta per Lolita, anche se il libro famosissiomo di Vladimir Nabokov non lo ha ancora letto.Tutto questo nel libro c’è , più qualche altra cosa ancora che forse ne è l’essenziale. E cioè che la sedicenne dall’ombelico coperto e che ama l’opera lirica non s’è negata nulla in fatto di incontri con gli uomini e, talvolta, con più uomini assieme. Ho detto nulla, e sono convinto che il libro racconti e testimoni la realtà vera e quotidiana di Melissa, sfumatura più sfumatura meno , fellatio più fellatio meno. Con un’importante differenza. Che quel finale buonista, con la nostra eroina che incontra finalmente l’amore vero e terso, il ragazzo che le si rivolge con perole cariche di dolcezza e che la sfiora con dita di porcellana, ebbene quel finale è perfettamente appiccicato e ipocrita. Alla vera Melissa di un finale talmente melenso importerebbe poco e niente. Lei all’amore di coppia, istituzionalizzato, 24 ore al giorno mano nella mano, due cuori e una capanna, non crede nemmeno un po’. “Semmai quel che occorre è un punto di riferimento” mi sorride.
Melissa ha un bel sorriso. Un sorriso che le sgorga facile e che illumina il suo bel volto. Fa parte, credo, di quella che lei chiama la sua disciplina esteriore, a cominciare dall’ossessione per la puntualità. Disciplinata all’esterno lei lo è, molto. Dentro è diverso, dentro l’indisciplina regna sovrana. Un tumulto di desideri, di curiosità, di accensioni erotiche, e vedevo con che occhi attenti guardava un libro recente del mio amico Franco Saudelli, campione di disegni che raffigurano ragazze frementi da quanto sono avvinte e legate. E questo, questa curiosità di sapere ed essere, ce l’ha da quando aveva 12 o 13 anni. Da quando si sentiva una donna imprigionata in un corpo di bambina, e ne voleva evadere. Molti di quei desideri glieli aveva instillati un libro che lei ha letto e riletto infinite volte, Le età di Lulù della spagnola Almudena Grandes, il libro da cui è stato tratto il film che diede la celebrità a Francesca Neri, anche lì un personaggio femminile che non si nega nulla in fatto di incontri e di situazioni erotiche. Forte di quel libro, forte del fatto che gli uomini che incontrava nella vita erano davvero come lei li descrive, goffi e cialtroni e voraci sessualmente, forte di una sua solitudine e capacità di farsi assorbire dalle pagine che il computer eruttava giorno dopo giorno, è nato 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire. La prima copia è andata alla sua compagna di banco che è anche la sua amica del cuore, Anna, cui il libro è dedicato. E lei s’è stupita che, loro due talmente amiche, di un tale parto lei non avesse saputo nulla. Prima s’è stupita, poi ha letto e capito: che si trattava di una storia che le raffigurava così come esattamente sono, sedicenni e diciassettenni di provincia che fanno i loro primi passi nel reame dell’erotismo, e che passi. La seconda copia è andata alla madre di Melissa, una bella donna di men che quarant’anni. Ha letto , dapprima ha sperato che fossero solo fantasie prodotte da una mente immaginosa. Poi ha capito anche lei. Che non erano fantasie, che era una messa a varbale.
Si allunga così la lista delle ragazze che la vita la scrivono sub specie erotica, e come se nell’erotismo fosse la sua verità ultima e più profonda. Almudena Grandes l’avevamo detta, e l’Alina Reyes de Le Boucher, e l’italianina Francesca Mazzucato di Hot Line , e le tante e spudorate autrici della collana Pizzo nero edita dal modenese Borelli, e questo splendido Rapture di Susan Minot (pubblicato in Italia da Feltrinelli col titolo Rapimento), dove una lunga e spossante fellatio è l’occasione perché i due amanti facciano un bilancio della propria vita e dei propri affetti.
Adesso per Melissa viene il più difficile. Lei vuole vivere di questo, dello scrivere. Lo vuole tanto che da Catania andrebbe via domattina , se potesse. Dopo questo primo (e facile) successo , tutto sarà in salita, guai a farsi inchiodare al cliché erotico. I modi di coniugare la sua disciplina e la sua indisciplina dovrà inventarseli. Spero non le accada quel che è successo ad un’altra sicilianina, Lara Cardella, che un libro di successo lo scrisse giovanissima (“Non l’ho mai letto” dice Melissa) e poi più niente. Quando gliene parlo , da gentiluomo siciliano , Melissa mi sorride. Luminosa.