Il compito di matematica mette il punto alla mia giornata di studentessa e l’arrivo all’aeroporto di Linate da’ inizio a quell’altra giornata, quella degli impegni.

Durante il viaggio in aereo leggo i testi di Tiziano e capisco che non sto per incontrare un ragazzino freddo e vuoto, ma una persona sensibile, la cui interiorità è una miniera di ricordi, emozioni spesso fra loro contrastanti.

Arrivo. Ad attendermi c’è Tiziano Ferro con i suoi collaboratori. Tutte le mie sensazioni sono confermate: i suoi occhi mandorla sorridono e scaldano più di un abbraccio. È uno di quei ragazzi che ho visto tante volte per strada, di una semplicità non vuota, ma ricca, superba. Sono tesa, è la prima volta che intervisto qualcuno e la cosa mi fa sentire inadeguata, perché lui merita delicatezza. Tiziano mi siede affianco e si mette a cavalcioni sulla sedia ricordandomi Fonzie di Happy Days, giubbotto di pelle incluso. Ostenta spavalderia, un’energia propria della sua, della nostra, età. Ma la luce nei suoi occhi va oltre tutto questo, mi parla di un’anima fragile eppure coraggiosa. Perché è proprio l’insicurezza la forza di Tiziano, la voglia, il bisogno di migliorare se stesso, di dare vita alla parte più intima di sé, anche quella più buia, quella che spaventa.

E sono le sue nuove canzoni a parlarmi di lui: se nel suo primo album parlava del mondo degli altri, in quest’ultimo racconta il suo privatissimo mondo fatto di amicizie che lasciano l’amaro in bocca, di sere nere, buie, che tengono il suo cuore chiuso in gabbia, di fotografie che odorano di nostalgia, di un bar in una Dublino nebbiosa e pulsante di vita. Narratore di se stesso, dunque, e si racconta in modo a volte struggente e a volte rabbioso.

La cosa che più colpisce del suo album è la varietà di stili: dal pop (eco del precedente album) alla ballata lenta al jazz. Mentre ascolto “Sere nere” disegno sul foglio fuochi d’artificio e quando li mostro a lui scoppia in una travolgente risata.

“Questo è il brano cui sono più legato, mi ricorda un passato tanto amaro quanto emozionante, mi ha lasciato un segno indelebile dentro”.

L’amicizia, che Tiziano mette fra i suoi primi valori, che è capace di dare tanto anche quando tradisce.

Poi mi confessa una cosa un po’ spinta, e cioè che considera l’aeroporto un luogo eroticamente stimolante e questo lo avevo intuito mentre leggendo “In bagno all’aeroporto”, guarda caso proprio seduta in aereo. Perverso Tiziano lo è nel gusto di provocare, nel suo porre quella X nel titolo del brano Xverso. Dal desiderio erotico alla nostalgia del passato, richiamato dal ritrovamento di una foto che ritrae Tiziano a quattro anni in braccio alla giovane madre “Avevo uno sguardo felice, malinconico e speranzoso”, dice arrossendo ancora una volta. È proprio in “Giugno 84” che viene alla luce la parte più fragile di Tiziano, quella segnata dai problemi con il cibo, lo spettro che riconosce sempre accanto a sé. “Il mio premio e la mia tortura”, dice “nel momento in cui sembrava darmi piacere mi faceva immensamente male”.

Ma oggi con lui c’è la musica e la musica è il suo riscatto, il suo affetto più grande.

L’album si chiama “111Centoundici” e questo è il numero che ha segnato alcune tappe della sua vita, alcune dolorose, altre no. Ma ogni tappa è stata un tassello importante e se oggi Tiziano è contento è proprio perché ha lavorato su di sé, sulle proprie fragilità e le ha tradotte in coraggio, sfida, a volte provocazione.

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