L’ultimo libro di Melissa P. si legge di un fiato ed è una sorta di decompressione dopo l’ebbrezza del successo dei 100 colpi di spazzola (2003), libro ormai lontano anni luce dall’esistenza attuale della scrittrice. La forma-diario qui lascia il posto ad una struttura ellittica: essenziali le descrizioni, frequenti i salti temporali; si passa dalle scene di adolescenza etnea al tempo attuale, ma in modo lieve. In dieci anni Melissa è cresciuta anche stilisticamente, anche se sa benissimo che nessun suo nuovo libro avrà mai la fortuna del primo. Ma è sopravvissuta al suo successo e all’immagine che gli altri hanno voluto di lei e questo è già un risultato.

E qui mi viene in mente il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, dove. c’è anche la danza di Salomè davanti a Erode Antipa. Salomè non è la solita sensuale danzatrice orientale, ma una normale ragazzina, che si muove come farebbe appunto una ragazzina a un saggio di danza. Con questo Pasolini voleva significare che l’immagine della donna è solo una proiezione mentale sagomata sulle aspettative maschili. Melissa è venuta incontro allo stereotipo della lolita siciliana, ma lei chi era e chi è ora? Leggiamo dunque il libro.

Alcuni dettagli si sapevano o si intuivano, altri sono inediti. Intanto, strana famiglia, la sua, invasiva e assente allo stesso tempo. Se si dovesse fare una tesi sul declino della figura paterna nella cultura siciliana, ecco un padre gran lavoratore ma assente, e una madre frustrata ma forte, ora complice, ora invidiosa della figlia. Ricordo il suo sguardo deciso quando ho avuto modo di conoscerla. E’ con lei che avviene sempre il confronto, anche violento. E quando in casa si scopre la sua attività di scrittrice, è un trauma: i suoi forse accettano la precoce sessualità della figlia, ma non la divulgazione delle sue imprese. E qui per la prima volta Melissa è posta davanti al doppio stereotipo contro cui dovrà lottare per sempre: se quanto scrive è vero , è una puttana; ma se non lo è, allora è una bugiarda.

In realtà la letteratura non è solo la riproduzione del reale, ma sembra che nessuno lo capisca. Passi per i suoi genitori, ma la critica letteraria e i giornalisti non sono da meno: tutti hanno voluto credere a tutto o tutto sconfessare, senza chiaroscuri. Più realistica la reazione dei suoi compagni di liceo catanesi, a cui candidamente legge le bozze di quanto scrive. Ma a scuola lei ha una sola amica, votata per l’atletica come lei lo è per il sesso: Melissa è precoce e i suoi non sanno imporle dei limiti. E come il suo personaggio, sbaglia quando cerca l’amore partendo dal letto: agli uomini basta in realtà la prima parte del discorso. Lasciano però il segno un prof e un certo Matteo, un uomo sposato conosciuto nel forum di Rosso Scarlatto. Ma presto s’impara anche a godere del sesso senza amore, e in questo Melissa mi pare più normale della ragazza protagonista di “Nymphomaniac”, che cerca di fermare il proprio caos mentale andando a letto con gli uomini in base a un comportamento provocato da psicopatologia e non da personale piacere, come se il regista Lars von Trier si debba giustificare davanti a un pastore luterano.

Melissa casomai è amorale, non immorale; nel profondo ancorata a una cultura greca ancestrale opposta alle leggi della Polis. Ma in pochi gliel’hanno perdonata, a cominciare da Maurizio Costanzo. Si parla poi molto dell’incontro con l’editore Elido Fazi e del fido Simone Caltabellota, editor e gentiluomo, quello che ha convinto i suoi a pubblicare il libro e lei a riscriverlo da capo. Si parla anche dei diritti cinematografici mal gestiti e svenduti in un brutto film. Ma è un peccato che Melissa nulla scriva del turbine dei tour promozionali in cui è stata inserita in Italia e all’estero dal suo editore, che non si è fatta certo sfuggire la pollastra dalle uova d’oro. Melissa è stata capace di affrontare anche quaranta interviste al giorno, anche se le domande erano sempre quelle. In poco tempo ha però viaggiato quanto noi in dieci anni e conosciuto da vicino scrittori e artisti, a fianco del fedele Thomas. Già, Thomas. Che si fosse messa insieme al figlio del suo editore lo scrisse per primo il quotidiano israeliano Haaretz, dimostrando ancora una volta l’efficienza di certi ambienti. Eppure era amore, non calcolo, e la relazione è durata diversi anni, incrinata però dalla scorrettezza di papà Fazi. Ma di questo non si parla nel libro, che educatamente sorvola sui panni sporchi. Rivediamo infatti Melissa già impoverita, costretta a cambiar casa e ridimensionata nei suoi obiettivi. Vive ormai a Roma da più di dieci anni e naturalmente continua a scrivere.

Posted in Dicono di meTagged
Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta