A vent’anni Melissa Panarello, l’autrice di Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire, pubblicato in venticinque paesi e venduto in due milioni e mezzo di copie – un milione solo in Italia – è famosa e ricca, in barba a chi giudicava il libro un operazione cinica fatta a tavolino e sostenuta da un marketing geniale, né credeva vere le crude (dis)avventure che racconta. E pubblica un secondo romanzo, sempre con Fazi, L’odore del tuo respiro, più scarno, doloroso e nudo, intrecciando ricordi e incubi alla storia ricambiato ma pervaso dalla paura della perdita, dell’abbandono e della solitudine, di fantasmi letterari e psichici che se la mangiano eppure la lasciano viva. Melissa è ormai un fenomeno letterario e un icona pop, ed è impossibile capirne la ragione se non guardando al clamoroso sorpasso femminile nelle scuole e nelle università, tanto che ci sono paesi dove si prende in considerazione l’ipotesi di abolire le classi miste per far si che le femmine, tanto più brillanti, non debbano segnare il passo come i coetanei maschi. Lei è il simbolo di questa riscossa, e anche del prezzo emotivo in solitudine, desolazione, disorientamento che una giovane donna precoce e curiosa paga quando si trova a essere così prepotentemente fuori luogo e fuori posto rispetto al ruolo che le convenzioni le hanno assegnato, ancora bambina nel cuore ma con il cervello a mille e tutti i sensi all’erta. Dopo aver saltato nel fuoco, Melissa può finalmente vivere all’altezza della sua personalità. Si è trasferita da Catania a Roma e abita con Thomas, il ragazzo di cui racconta nel nuovo libro. Capita di incontrarla in giro, nella sua piccolezza da elfo, avvolta in uno scialle, insolita e al tempo stesso archetipica, pudica e provocante. I ragazzi la fermano per strada pur senza riconoscerla, per chiederle di accendere o guardarla da vicino. Gli avventori del ristorante non fanno che girarsi per seguirne la risata squillante, la voce roca, la presenza perturbante. Lei mangia mango e papaia con le dita, non ricambia lo sguardo di nessuno.
La tua vita si è ribaltata in poco più di un anno. Che effetto ti ha fatto?
“E’ come essere rinata. Da piccola dicevo a mia madre: a 17 anni morirò, e infatti in un certo senso è andata così. Ho lasciato i bagagli da un’altra parte, sento che il mio passato è quello di qualcun’altra. Per questo il nuovo libro è pieno di ricordi: come se avessi ricordato con il corpo, fossi una telecamera che ha filmato tutto e ora proiettasse qualcosa che altrimenti non sarebbe più nella mia memoria. Ho sempre pensato che me ne sarei andata da Catania, e ora ci torno di rado, soprattutto per mia sorella che ha 13 anni e qui non ci vuole venire, mi vuole incontrare nell’ambiente in cui sono sempre stata, altrimenti quasi non mi riconosce”.
Sei diventata anche molto ricca. Che cosa fai del tuo denaro?
“Non so di essere ricca. Faccio cose normali, non sperpero ma non sono nemmeno capace di stare attenta ai soldi, mia madre non mi ha insegnato. Ora ho comperato una casa nuova, i lavori sono cominciati ieri. Appena ci sono entrata l’ho amata. Ne farò una casa pornografica, dove tutto è in vista, con la doccia nel corridoio. Non voglio segreti”.
hai fatto dei regali?
“ho regalato una bicicletta al mio fidanzato Thomas. Poi se continua a dire che si sente grasso gli regalo anche una terapia dal dietologo. E pensare che adoro il suo corpo così morbido, materno, accogliente come una casa. Siccome lo vivo come un rifugio, ho sempre paura che mi abbandoni, di perdere tutto, di restare in balia del mondo, senza tetto, con la pioggia che mi batte sulla testa. Mi fa sentire tanto amata perché è generoso, si dà completamente. Io invece egoista, esigente, non do niente se non in cambio di qualche cosa, e ho paura che mi trovi monotona, poco interessante”.
come è andata fra di voi?
“prima di pubblicare con Fazi guardavo il sito della casa editrice, leggevo il suo nome perché lui lavora lì, fa la gavetta anche se è il figlio di Elido Fazi. Pensavo: con questo Thomas ci sarà qualcosa, sono sicura. Quando l’ho visto mi è piaciuto subito, invece io non gli piacevo, lo intimidiva il mio personaggio. Allora sembravo molto più grande, adesso se vado al ristorante con mio padre mi trattano come se avessi dodici anni, dicono: la bambina cosa mangia? Insomma, poi tutta la casa editrice si è accorta che ero innamorata di Thomas e hanno congiurato per mandarci insieme a una presentazione in Calabria. Non so con quale coraggio gli ho chiesto: dormiamo insieme stasera? Abbiamo solo dormito, non ci siamo nemmeno parlati, ma a un certo punto lo ho abbracciato e mi sono accorta che per l’emozione ho smesso di respirare. Dopo quella notte, quando ci siamo separati, è stato bruttissimo perché non sapevo quando lo avrei rivisto, lo incontravo con altre ragazze e pensavo che fosse già fidanzato. Alla fine ci siamo messi insieme, ma non abbiamo fatto l’amore per tanto tempo. Lui mi ha riverginizzata, mi ha purificata perché mi ha dato quel che cercavo, il sesso fatto con amore”.

 


nel libro racconti di essere gelosissima di Thomas, come mai?
“Sono gelosa del suo passato. Siccome è capace di abbandonarsi totalmente a una donna, detesto l’idea che prima di me abbia provato tenerezza per qualcuna. Vorrei che avesse avuto una vita di merda come me, che di tenerezza non ne ho provata, non ne ho avuta”.
Oltre a quella di Thomas, nel nuovo libro è molto presente la figura di tua madre.
“E’ vero. E’ una specie di lettera a mia madre. Quando le dicevo: da grande farò la scrittrice, mi rispondeva: con i libri non si campa. E invece eccomi qui. Poi volevo uscire dalla forma del diario che aveva Cento colpi di spazzola Eppure i due libri si somigliano, hanno dentro entrambi un vortice che tira sempre più giù, più in fondo”.
E’ strano, perché invece è andata al contrario, sei salita sempre più su.
“Infatti il libro narra del mio secondo destino, quello che non ho vissuto, della seconda opzione che abbiamo tutti, una specie di “come se”. L’ho scritto mentre sono nella felicità, nel successo, nell’amore, per consumarlo. Ora la mia ossessione per una possibile sventura si è come svuotata. Non è un libro autobiografico, è un’alternativa alla mia biografia, una minaccia sventata”.
Come vivi? Mi racconti una tua giornata?
“Non faccio niente o faccio troppo, non trovo misura. Di solito scrivo fino alle tre del pomeriggio, poi mi lascio andare alla pigrizia, non vado nemmeno in palestra. Quando avevo Burrito uscivo con Burrito”.
Ma chi è Burrito?
” Era un cane, un orrendo bastardo. Siamo andati, Thomas e io, a un canile e abbiamo chiesto il trovatello più triste che avevano. Lui era lì, legato a una corda. E’ diventato subito la persona più intima che avessi mai avuto. Mi camminava accanto senza guinzaglio, mi aspettava fuori dal supermercato. Aveva solo sette anni ma era cardiopatico e tossiva di continuo, prendeva dieci pillole al giorno. Poi siamo partiti per una settimana lasciandolo in buone mani, però quando siamo tornati stava malissimo. Lo abbiamo portato all’ospedale, dove è morto. Ho pianto come una disperata. Lo abbiamo seppellito sotto tre alberi di cachi in fiore. Eppure la sua ombra mi torna a trovare, abbaia vicino al mio letto, e se sono giù oppure ho paura quando mi ritrova sola, in una stanza d’albergo, lui appare davanti alla porta e mi protegge”.
Ecco, anche nel tuo libro ci sono molti interventi magici, una sorta di realtà che non si vede.
“Da piccola vedevo distintamente i fantasmi, mentre adesso mi limito a sentirli. Quando ero una bambina entravo nelle case e indicavo in quali punti c’erano presenze, vedevo confusione, voci, suoni, movimenti, e ombre che mi passavano davanti in fretta, con i capelli svolazzanti. Ero strana, impassibile, imperturbabile e silenziose, non davo confidenza a nessuno,. Mi chiamavano “la pietra”. Forse ero un po’ artistica, e non l’avevano capito. E poi ero ossessiva. Ho visto ogni giorno per mesi la cassetta di un film che si chiama Heidi diventa principessa e i mie genitori stavano diventando pazzi. Ora ripenso alla storia, e so che era una profezia. Io lo sapevo”.

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