Nel 2003 era tutto diverso: la letteratura erotica mainstream si limitava agli Harmony, le librerie degli aeroporti non esponevano pile di Cinquanta sfumature di grigio in tutte le lingue, non c’erano Facebook e Instagram carichi di autoscatti di ragazze giovanissime con la bocca imbronciata, Miley Cyrus aveva undici anni e non era ancora diventata nemmeno Hannah Montana.

Nel 2003 la vita erotica delle adolescenti era un segreto da condividere con i coetanei, da raccontare a ricreazione all’amica del cuore. Poi è arrivata Melissa P. , diciassettenne di Catania, con il romanzo in forma di diario Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire. Copertina con la foto di Melissa riflessa in uno specchio con il viso in ombra, tre milioni di copie vendute nel mondo e un’indignazione generale: non è possibile, si diceva, che questo libro lo abbia
scritto una ragazzina, e ancor meno possibile è che il libro sia autobiografico.

«In quel momento non mi sono resa conto di niente» ricorda Melissa Panarello «ero piccola e non facevo molto caso al successo né tantomeno alle accuse. La consapevolezza è arrivata in seguito». Adesso, dopo dieci anni, la scrittrice racconta la sua versione dei fatti con La bugiarda (Fandango, pp. 222, euro 16): «Labugiarda del titolo sono io, nel
senso che è quello che tutti mi accusavano di essere, perché invece ho sempre detto la verità».

A quindici anni Melissa si siede davanti al computer nel garage, sperimenta le prime chat, inizia a pensare alle sue esperienze di ragazzina che cerca qualcosa che non sa, forse l’amore o un’identità, ma trova invece molte avventure di
sesso. Scrive un romanzo. Una volta finito dice a un amico: «Potrei stampare tipo trenta copie, e tu mi aiuti a venderle davanti a Villa Bellini. Se finisce nelle mani giuste magari mi contatta un editore e me lo fa pubblicare».

Quello che viene dopo è storia nota. Il libro viene pubblicato da Fazi, diventa un caso, tutti ne parlano e comincia a vendere moltissimo: «Lo so che è strano a dirsi, ma quell’esplosione di successo e quello che ne è seguito
mi hanno fatto crescere, diventare più umile. Da bambina ero odiosa, mi sentivo una principessa». La prima volta che si mostra in pubblico è al Maurizio Costanzo Show: «Ero sopravvissuta ai fantasmi, ai serpenti, a mia madre, alla tristezza, al corso di giornalismo, alla pelle sconosciuta di mio padre, al sesso consumato per offendere e per
offendermi, a Cocciante, alla gastrite. Che pericolo potevano rappresentare la telecamera 1, la 2, e un pubblico sparpagliato sui cuscini sopra un palco?». Il conduttore la tratta bene dietro le quinte. Ma, aperto il sipario,
lascia che tutti la aggrediscano. A un certo punto Costanzo dice: «Le bambine non fanno queste cose». E poi, verso la
telecamera: «Capito bambine?».

Ma questo succedeva dieci lunghissimi anni fa.

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